Un Giro su Paradise Island

Con lo scetticismo dovuto a un insano attaccamento al secondo capitolo di Burnout, ho provato il demo di Burnout Paradise con un occhio particolarmente critico. Ciò che la derezione artistica intendeva raggiungere era un mondo online con le caratteristiche di guida di Burnout. Niente di più riuscito: la porzione di città presente nel demo è sufficientemente ampia da dare respiro alle corse mozzafiato online e offline, mentre la caratteristica giocabilità arcade è rimasta pressochè intatta.

Ciò che mi ha lasciato perplesso è stata la disarmante sensazione di deja vu che ho provato durante le sessioni di gioco. Il concetto della città che si mette alla mercè del giocatore non è più nuovo e l'idea di collocare in aree precise l'avvio delle gare ricorda molto sia Test Drive Unlimited, sia gli ultimi Need for Speed. Non avere più un circuito prefisso, ma dare al giocatore l'unico scopo di passare dal punto A al punto B scoprendo scorciatoie e strade secondarie è altresì troppo ricorrente negli ultimi videogame di corse.

Online si entra in una serie di competizioni che vanno dalla mera corsa ai recordi di contromano, schivate e avvitamenti, fino ad alcuni minigiochi in cui si devono realizzare "trick" a coppie per battere gli avversari. Per lo più ci si diverte nello schiantarsi contro gli avversari. Di certo Burnout Paradise diverrà l'asilo di tutti coloro che credono che qualunque titolo di corse sia un Destruction Derby qualunque.

Burnout Paradise può contare su una produzione straordinaria e sullo zoccolo duro che costituisce la giocabilità sfrenata a cui ci siamo abituati con gli anni. Ma gli anni del buon vecchio Burnout 2 sembrano essere destinati all'estinzione e l'omaggio nella colonna sonora del demo serve solo a incrementare la nostalgia.

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