Recensione/ Fist of The North Star: Ken's Rage

Uno degli anime più amati in Italia torna in forma videoludica per mano dei creatori della saga di Dynasty Warriors. Riuscirà il guerriero di Hokuto a soddisfare gli appassionati?

Fist of The North Star: Ken's Rage
Sviluppatore: Omega Force
Editore: Tecmo Koei Europe Ltd.
Distributore: Halifax
Genere: Azione
Piattaforma: Xbox 360 (disponibile per PlayStation 3)
Titoli correlati: Hokuto no Ken: Seiki Matsukyu Seishi Densetsu (PlayStation); Last Battle (Megadrive); Hokuto no Ken (PlayStation, Saturn); Hokuto no Ken (PlayStation 2)

Hokuto no Ken

Ken il Guerriero ha fatto storia nel mondo dei manga e degli anime, ma lo stesso non si può dire per quello dei videogame. Fatta eccezione per Hokuto no Ken: Seiki Matsukyu Seishi Densetsu su PlayStation e Last Battle su Megadrive, le traduzioni in pixel sono spesso state afflitte da una giocabilità irrisoria e una ripetitività inaccettabile, come dimostrarono i numerori picchiaduro a incontri per Super Nintendo. Fortunatamente gli appassionati possono ora contare sull'ultima fatica di Omega Force, che ha cucito sullo stile di gioco di Dynasty Warriors la prima serie del manga di Tetsuo Hara e Buronson. La meccanica di gioco si focalizza quindi su combattimenti su larga scala contro decine di avversari contemporaneamente, ma prova a essere un po' più ragionata rispetto alla frenesia degli altri titoli.

Nonostante ci si trovi spesso accerchiati, si è spinti ad affrontare un avversario per volta come in un picchiaduro a scorrimento, sfruttando un discreto sistema di combo a due tasti che permette di ricreare le mosse principali viste nel cartone animato. Purtroppo i combattimenti sono afflitti da una certa legnosità dei controlli, che non permettono l'ampia personalizzazione vista per esempio in Bayonetta. Lanci, parate, prese, raffiche di pugni e calci volanti sono tutti presenti all'appello, ma faticano a restituire le giuste sensazioni di possenza, complici anche gli avversari un po' troppo statici. Al contrario, le mosse speciali sono spettacolari e soddisfacenti per tutti gli appassionati, con tanto di fermo immagine e didascalia del colpo micidiale. Come di consueto, si attivano caricando una barra di energia, e possono essere sbloccate dalla Mappa dei Meridiani, una schermata dove spendere i punti esperienza accumulati.


La modalità principale ripercorre gli eventi del manga - con una narrazione non troppo fluida a dire il vero - fino allo scontro fra Kenshiro e Raul, ma offre anche la possibilità di vivere alcuni frangenti nei panni di altri personaggi, fra cui Toki, Rei, Shin e Mamiya. Il sistema di combattimento varia a seconda della categoria: i guerrieri di Hokuto sfruttano principalmente combattimenti corpo a corpo, quelli di Nanto sono perfetti per gli scontri di massa e quelli "Speciali" (come Mamiya) si dilettano colpendo a distanza. Gli scenari sono a tema con l'ambientazione post-atomica della serie ma soffrono di una ripetitività eccessiva, sia come struttura, sia dal punto di vista grafico. Ci si trova infatti in livelli estremamente lineari che offrono ben poche possibilità di esplorazione, pieni di muri invisibili e in cui gli elementi interattivi sono ridotti davvero all'osso. A speziare un po' l'azione troviamo però diversi obiettivi secondari - fra cui la protezione dei civili, oppure l'annientamento delle truppe ostili entro un limite di tempo - che permettono di ottenere dei bonus in battaglia e una migliore valutazione al termine del capitolo.


Procedendo nell'avventura principale si ha accesso anche a nuovi episodi della Modalità Sogno, in cui vengono narrati eventi paralleli visti dagli occhi dei personaggi secondari. In queste missioni lo stile di gioco torna a essere quello di un vero Dynasty Warriors, dove l'obiettivo è la conquista delle posizioni nemiche disposte sulla mappa. Da un lato intriganti per via delle vicende inedite ma dall'altro estremamente ripetitive, queste missioni non offrono un granchè dal punto di vista di gameplay - la presenza in campo dei generali alleati è del tutto inutile - ma risultano comunque interessanti per qualunque appassionato considerati i numerosi cammei.


Da punto di vista tecnico troviamo modelli poligonali ben realizzati, esplosioni sanguinolente e scene di intermezzo in tempo reale che ricostruiscono con grande accuratezza alcuni passaggi chiave della serie animata. Deludono invece le musiche - per lo più composte da rumorosi brani metal che non hanno nulla da spartire con la colonna sonora originale - e in parte anche il doppiaggio (disponibile in inglese e in giapponese), che non enfatizza a dovere le urla dei combattenti. I sottotitoli in italiano, infine, hanno tenuto poco conto delle localizzazioni del cartone animato e del manga, optando invece per l'adattamento americano di alcuni nomi.


Ken's Rage rappresenta probabilmente l'apice videoludica di una saga che non ha mai soddisfatto fino in fondo e anche questa volta la valutazione è duplice. Colpisce nel cuore con dei rimandi alla serie che non mancheranno di emozionare tutti gli appassionati, ma è così ripetitivo e talvolta arcaico nella meccanica di gioco da scoraggiare chiunque altro.

Raffaele Cinquegrana

Aspetti Positivi: buon feeling con la serie; storie parallele; numerosi personaggi da controllare; esaltante per gli appassionati
Replay Value: discreto. La modalità Sogno offre nuovi scenari per scoprire dettagli inediti della saga
Aspetti Negativi: sistema di combattimento legnoso; modalità Sogno ripetitiva; musiche troppo confusionarie
In Sintesi: Fist of The North Star: Ken's Rage è uno dei migliori titoli dedicati al guerriero di Hokuto e per questo una manna dal cielo per gli appassionati. Andando oltre la passione, però, il gameplay non è sufficientemente elaborato per conquistare altri fan

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